lunedì 9 febbraio 2015

Chi è Herbert Pagani?



A volte succede che le opere siano più famose dell'autore che le ha create. E Pagani ha dato vita a molti testi meravigliosi non riconducibili, almeno nell'immediato, alla sua persona.

La prima volta che ho ascoltato una canzone di Herbert Pagani avevo poco più di dieci anni. Era Pasquetta ed eravamo in campagna. Dopo le grigliate del mattino, le corse e i giochi, dopo
aver costruito e disfatto trenta volte l'altalena senza la guida del nonno... soprattutto dopo pranzo ci si rilassava. Era il momento in cui i grandi chiacchieravano e fumavano, i piccoli volevano fare "qualcosa!!!!" ( continuare a giocare a pallone o fare altro) e gli anziani volevano semplicemente un po' di pace. Allora per non far torto a nessuno zia Colomba imbracciava la chitarra e si metteva a cantare. Si passava dalle canzoni più grintose e caciarone fino a quelle più lente. Discoteca docet.

Prima che la brace si spegnesse del tutto c'era ancora qualcosa da preparare: i carciofi. Bisognava togliere qualche foglia esterna, poche per la verità, aprire un po' i petali e far cadere dentro del sale. Poi si potevano mettere a cuocere nella brace ridotta a cenere calda. A turno si doveva ravvivarla sventolando un cartone. Solo un adulto poteva farlo. Noi piccoli avremmo di cerco alzato troppa cenere. Accanto ai carciofi c'erano due cipollotti al cartoccio. Erano per me: adoro le cipolle cotte così. Aspettavo con impazienza che si cuocessero. Quando hai dieci anni "il tempo che ci vuole" è tra i concetti più difficili da capire. Il tempo che ci vuole...sembra un'eternità. Allora mi invitavano a fare un giro. Mi avvicinai al gruppo e c'era mia cugina Annalisa che implorava "dai zia ancora una volta!" E guardandosi intorno mi vide e aggiunse "lei ancora non l'ha sentita!". Così fui costretta a sedermi. Io pensavo alle mie cipolle... "ormai" erano pronte. E appena iniziò a cantare feci per alzarmi. Mia cugina mi prese per la felpa e aggiunse sotto voce "dai, senti quanto è bella".

Ragazzina chi sei tu che vieni alle sei
e ti fermi mezzora'ora soltanto...

Annalisa, come Tiziana del resto, portava gli occhiali dalle elementari con un pizzico di tristezza. Sì, sapevano entrambe che gli occhiali erano molto utili, ma non era un rapporto idilliaco. Negli anni '80, diciamo la verità, gli occhiali per bambini erano davvero brutti e banali. La zia Colomba aveva trovato il modo per viverli meglio. Questa canzone in effetti spazzava via tutta la pesantezza del portarli. I commenti infantili e acidi dei compagni di scuola, il dover stare attenti a non graffiarli... e donava la certezza poetica che esistevano persone che sanno guardare oltre. In più parlava d'amore il che non guasta.

Erano le parole di un ragazzo che corteggiava una ragazzina occhialuta come lui. E le diceva davvero tante cose carine. Col tempo mi sono legata a questa canzone dal tema così originale. Così quando qualche anno dopo, alle medie, anche io dovetti mettere gli occhiali li accettai senza smorfie. Avevo "Cin cin con gli occhiali" in tasca e nel cuore, e i pregiudizi degli altri mi scivolavano come pioggia sull'impermeabile.


Nessun commento:

Posta un commento