domenica 5 giugno 2016

Rosso? Un amore che non posso


Il 2 giugno ho aderito alla campagna di sensibilizzazione sul femminicidio...

- Caro t9 si scrive femminicidio e non "dell'omicidio", adesso lo sai anche tu.... inutile ribellarsi, le lingue nel tempo evolvono e speriamo anche i costumi.

La campagna di sensibilizzazione richiedeva ai suoi partecipanti di esporre alla finestra o sul balcone qualcosa di "rosso" per ricordare il sangue delle vittime versato dai loro assassini. Steso lo "stendardo sensibilizzante" mi è venuta in mente una canzone
di Ramazzotti: Se bastasse una canzone. E così canticchiando e pensando son venute fuori un po' riflessioni che sento di dover condividere.

Quando si aderisce a delle campagne di sensibilizzazione il primo passo è prendere posizione rispetto un problema, il secondo è parlarne, anche a campagna con conclusa. Perché è vero che gli assassini progettano con calma e ferocia la loro offensiva, ma è nell'indifferenza degli altri che trovano il tempo di lavorare indisturbati.

Si cadrebbe però in errore se si accusasse l'ultimo passante testimone di un'aggressione per la sua passività. Perché è colpa di tutti quelli che pensano che "chi si fa i fatti suoi campa cent'anni!". Mai sentito dire in giro? 

Il problema è culturale... praticamente multistrato. 
Dipende dall'indole docile e remissiva di lei, dal desiderio di una grande storia d'Amore... tradita dalla fretta di trovarla e dalla realtà. 
Dipende dall'atteggiamento di lui, dal fascino che emana il male, dalla capacità di farsi perdonare con gesti chiassosi ciò che è indicibile al mondo. 
Dipende dalla famiglia? A volte le famiglie vedono e fanno finta di non vedere, a volte giustificano per paura di essere giudicati. A volte le famiglie fanno i giusti passi del mettere in guardia la ragazza ma lei non ascolta... o non ha il tempo di reagire.
Dipende dall'educazione ricevuta? Forse. Ammettiamo un buon 50%. Perché in fondo noi siamo le scelte che facciamo, indipendentemente dall'aria che abbiamo respirato in casa. 

Quante ne ho conosciute di ragazze che di fronte ad una cattiva abitudine del partner mi hanno detto "io lo cambierò!". Ma amica mia, nessuno cambia perché qualcuno glielo chiede, anche insistentemente... Non funziona così. Il massimo che puoi ottenere è "cambiargli" il pannolone quando sarà vecchio. Tutti abbiamo abitudini più o meno sopportabili, ma per migliorare dobbiamo volerlo noi in prima persona!

E il primo passo è vederlo per quello che è. Lui non ha i "suoi 5 minuti"... è violento. Tu non sei scivolata per le scale... lo sai tu come pure il correttore che non riesce a nascondere la realtà. Lui non è geloso, ma possessivo. Che poi, a dirla tutta, la gelosia non è sinonimo di amore, ma di sfiducia nel partner. Che vuol dire che non puoi uscire con noi? Noi siamo le tue amiche! Giocavamo da piccole per strada e tu non puoi prendere un caffè con noi? Ma roba da matti!

Non è il caffè che i maschilisti temono, ma le chiacchiere. Lui sa che la sua ragazza prima o poi troverà il coraggio di aprirsi e confidarsi. E quello sarà l'inizio della fine. Ma come si fa a riconoscere un maschilista? Semplice: toglie con la cattiveria tutte le libertà, lentamente, una alla volta. Vuoi chiamare un'amica? Perché, che le devi dire? Vuoi uscire? Perché, dove devi andare? Vuoi dei soldi? Perché, che ci devi fare? E via discorrendo... La loro parola d'ordine è " ti controllo". Temono il rossetto e gli abiti che ti valorizzano... "perché tu devi essere bella per me", mica per gli altri o per te stessa. E la loro prepotenza è senza limiti, perché sembra impossibile arginare la loro voglia di controllo.

Ho visto ragazze rientrare in casa per cambiarsi d'abito perché avevano avuto l'ok dal papà, ma non dal fidanzato. Ho visto ragazze rimaste da sole in casa, anche a Natale, e non potere andare a messa perché il fidanzato non c'era: la presenza di un'amica e di sua mamma non bastava? No. Sicuro? Noo. Ok... Ho visto una ragazza pagare il biglietto del bus per andare a scuola perché il suo abbonamento lo "teneva" il suo ragazzo.... che quel giorno entrava dopo. Il dramma non è sapere che queste cose esistano. Il dramma è pensare queste cose come normali e accettabili. 

Certo... devi avere il carattere giusto per accettare certi diktat. Ad alcune persone piace ricevere un certo tipo di controllo. E alcune volte sono storie che vanno avanti. Ma, mi chiedo, quanta felicità perdono per strada? Quanti sorrisi non trovano spazio perché, oggettivamente, c'è poco di che gioire.

Mi sono data una spiegazione poetica... "Ma come un'aquila può diventar aquilone? Che sia legata oppure no, non sarà mai di cartone!" (Mogol/Battisti). Anche l'aquilone vola e sembra felice... Ma chi comanda è solo chi tiene il filo... vola solo con il suo permesso e con lo spago misurato. Il falconiere invece considera l'aquila la sua compagna, ne ammira orgoglioso il volo e i suoi volteggi, ne comprende le necessità. Permettermi, è un'altra cosa.

Allora la domanda giusta è: come faccio a trovare quello giusto? Innanzitutto è fondamentale credere che esista. In secondo luogo non avere fretta: se l'amore è eterno... In terzo luogo impegnarsi solo se ne vale la pena, che significa, solo quando si hanno più punti in comune che in disaccordo. Ma la cosa più importante è parlare perché nessuno legge nel pensiero.

E poi, come diceva un parroco delle mie parti, "dovete osservare, osservare bene come procede il fidanzamento, perché quello è il tempo concesso per conoscersi. Se c'è rispetto dei sentimenti, degli affetti, degli amici... dei progetti di vita! Allora sì che può funzionare. Altrimenti lasciate perdere e ricordate che il Signore non obbliga nessuno a sposarsi. Si va all'altare liberamente e senza alcuna pressione, altrimenti il matrimonio è nullo". 

"Quando ci innamorano, tutto sembra bello, bellissimo... il cuore ci batte tanto è siamo sempre felici di vederci, stare insieme... sempre insieme, insieme, insieme... (uffa!) finché poi inizia l'amore, che è vedere il partner per quello che è ed amarlo. Ma nel frattempo noi cresciamo, abbiamo interessi che non coinvolgono la coppia ma la persona. Lì dovete chiedere a Dio la forza di compiere la vostra scelta perché per Lui è per sempre". E poi aggiungeva consigli post matrimonio... Perché sposato non è, ma confessore sì... "le mogli vogliono affetto, un complimento,  un piccolo aiuto in casa... Non sono serve! Un sorriso, un'attenzione... vogliono tempo per loro stesse. Giocate con i vostri bambini!"

E in effetti è così: la felicità sta nelle cose semplici.























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