domenica 21 febbraio 2016

Ism al-warda, cioè "Il nome della rosa" in arabo



Chiunque si interessi di linguistica avrà incontrato lungo il proprio percorso formativo testi di semiotica. Sono libri che svelano la magia della comunicazione, la complessità dell'invio e della comprensione dei messaggi, siano essi verbali e non verbali. 


Aver letto Ferdinand De Saussure,
George Yule e Tullio De Mauro mi ha cambiato la vita. Mi avessero messo tra le mani uno di questi autori a 16 anni! Sarebbe stato un grande regalo...  Perché io ho iniziato presto a interessarmi alla linguistica, solo non sapevo che si chiamasse così e che esistesse! E vabbè, è andata così. 
Troppo spesso gli adulti banalizzano gli interessi dei giovani, e garantiscon, loro ne soffrono terribilmente. Succede perché le risposte richiedono più impegno delle domande, e alcuni adulti crescono ma restano pigri, infantili e distratti. 


E Umberto Eco? Uno dei più grandi esperti di semiologia italiano? Ho letto qualcosa, tra cui "come si scrive una tesi di laurea". Ma ne compresi la grandezza quando una mia studente di italiano, di nazionalità tedesca, mi disse che voleva imparare l'italiano per poter leggere Umberto Eco. E non un libro qualsiasi... ma "Il nome della rosa". Impallidii. Stavo insegnando italiano in inglese perché il suo era un livello da principiante. Come riuscire in tre settimane a leggere quel libro? Boh... Tuttavia la sua formazione umanistica - era un medico in pensione - pensai che l'avrebbe aiutata a comprendere quanto arduo fosse l'obiettivo.

Recuperai due pagine del testo, in originale e in inglese, e le mostrai che come e quanto spesso il traduttore inglese, non a torto, aveva semplificato... cioè aveva lasciato il significato sacrificando il significante, la forma delle parole. Poi evidenziai tutte le parole in volgare che il testo conteneva. Mi trovai a tradurre il volgare italico in inglese... praticamente una lingua morta senza un vocabolario di conforto. Me la cavai e la signora rimase sconcertata dalla complessità del testo. Non pensava fosse così arduo leggerne l'originale. 

Dopo la lezione approfondii scoprendo che "Il nome della rosa" è tradotto in più di 40 lingue. Anche in arabo! Come mostra la foto del post. Pochi autori possono vantare certi record, tipo Camilleri. E anche lì ci sono molte difficoltà linguistiche di resa. Roba che i lettori neanche immaginano, ma va bene così.

Venerdì è scomparso Umberto Eco. A me fa tristezza che la Rai in questi anni non lo abbia invitato per un programma tutto suo, un progetto da lui curato. Sarebbero bastate alcune lezioni registrate, no? Mi sarebbe piaciuto di più se fosse stato celebrato da vivo. Non fosse altro perché i morti non aggiungono una parola a quello che hanno detto da vivi. È vero, ci restano delle interviste a "che tempo che fa". E dire che aveva tanto senso umoristico! Ma era un'uomo dalla cultura sterminata, che te ne fai in tv? Deduco che alla Rai lavorino soprattutto adulti, infanti distratti e pigri, che arrivano a pensare che la cultura stanca, annoia e non fa ascolti. Che brutto esempio che diamo ai giovani! 

Per fortuna l'Eco non smette di farsi sentire. Per fortuna! 


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