mercoledì 6 agosto 2014

"...e la chiamano estate, questa estate... senza te!"


Questa è una canzone che mi frulla in mente da un po' di giorni. Il testo è molto semplice, orecchiabile, ma molto evocativo come solo i grandi Autori riescono a fare. Grazie Califfo, per sempre debitori.
Guardo il tempo e mi chiedo che razza di estate è?! Fa freddo, è umido e non sono riuscita a fare un bagno a mare pur avendolo sotto casa... grave, gravissimo, ma l'acqua è gelida... ops, tonificante! Il sole si affaccia, fa una linguaccia, una pernacchia e poi si nasconde!
Mi sembra di vederli i produttori di creme solari,
alla disperata ricerca di una "danza del sole". Esisterà... c'è quella della pioggia, vuoi che non ne esista una del sole... E siamo qui, a guardare il cielo. Però una cosa, per rendere il tempo più stabile, possiamo farla tutti: smettere di lavare i vetri di casa. E' empiricamente dimostrato che lavare i vetri sia un forte richiamo della pioggia. Non so perché, forse quei movimenti circolari, il candore degli strofinacci con cui si asciugano i cristalli... ci deve essere qualcosa di meteo-destabilizzante!  I vetri sporchi di salsedine e sabbia, fanno oggettivamente schifo ma non combinano guai. Quando li lavi veramente come di deve ecco che una nube di sabbia del deserto si avvicina, una nuvola minacciosa si affaccia e si costruiscono le premesse della tempesta perfetta! Scherzo, ma forse solo un pochino. Nel dubbio... leggiamo un libro.


Guardo il tempo e mi ricordo di un'estate trascorsa in Regno Unito anni fa. Era agosto e il clima era proprio così: confuso. La mattina un sole splendente... ma tornavi a casa bagnato come un pulcino per una pioggerellina improvvisa. La mattina seguente impermeabile da viaggio... e immancabile bagno di sudore. Ok, allora mi porto l'ombrello che fa tanto British... e poi lo dimentico sotto il banco in aula.... e mi bagno di nuovo. 
[Una curiosità linguistica: il mondo anglofono esistono due termini per descrivere la pioggia: "rain" (parola che conosciamo tutti) e "shower" (doccia). La differenza tra i due termini riguarda la durata e l'ampiezza del fenomeno. Nel link c'è un'immagine satellitare che rende bene l'idea.]
Quindi si susseguivano queste "docce" improvvise e fastidiose. Poi, magicamente, tre giorni consecutivi di sole, sole vero. Tutti boccheggiavano per il "caldo". Ma ci sono appena 27 gradi!?! Su, un po' di senso dell'ospitalità, di comprensione ed empatia... "è vero, fa caldissimo!". So che caldo fa a Ragusa o a Marrakech con 40, 42, 44 gradi all'ombra, ma non te lo voglio raccontare, almeno non oggi. Il caldo, come il freddo, in un certo senso, sono legati all'esperienza e all'abitudine. Per questo possiamo dirli soggettivi. E poi dire a qualcuno "questo non è niente!" fa molto antipatico! In quei giorni c'era il clima italiano in un luogo decisamente più curato. Tipo il prato inglese...ma che bello! Ed è curatissimo ovunque: a scuola, in facoltà, lungo le strade, davanti le case... perché tutti hanno il prato! Quelli che si dilettano nel giardinaggio hanno piccole aiuole, dolci siepi che costeggiano il vialetto dell'ingresso e l'orto nel retro delle case. Con una giornata di sole non puoi non dire: "che bel posto!" Ed io l'ho detto e mi sono lanciata in un pensiero più grande. "Quasi quasi un pensierino per il futuro... non dico trasferirsi, ma un altro soggiorno magari più lungo..." il tempo di completare la frase e viene giù tutta l'acqua (rain, decisamente!) che neanche immaginavo che esistesse! "Ok, torno in patria! Come previsto, però!".

Il giorno dopo tutti gli italiani eravamo un po' giù di tono. Studiare in un paese dalla diversa tradizione religiosa fa di questi scherzi: a ferragosto tutti in classe! Veramente! Come non bastasse quel giorno un cretino alla guida, passando ad alta velocità su di una pozzanghera, mi ha lavata dal gomito in giù. A scuola c'erano i termosifoni accesi!!! ed io ero attaccata come un geco sul calorifero. Ferragosto 2006... e chi potrà mai scordarti!

In questi giorni così strani ho sentito un'amica italiana che ho conosciuto lì. E adesso so che anche lei la pensa come me. Ci fossimo conosciute prima in Regno Unito saremmo rimaste almeno altre quattro, cinque settimane. E il viaggio buffo e ipotetico ve lo racconterò nel prossimo post. Promesso.











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